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Sicurezza Alimentare

Come leggere le etichette dell’acqua

Liscia, effervescente naturale, o addizionata di anidride carbonica, l’acqua in bottiglia è venduta dopo rigidi controlli di qualità, come dimostrano i parametri indicati in etichetta, non sempre facilmente comprensibili, che ci danno tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno per scegliere l’acqua più adatta a noi. 

 

Come viene prodotta l’acqua in bottiglia 

L’acqua che beviamo è quella estratta da sorgenti che hanno ricevuto, per le loro caratteristiche, una apposita autorizzazione del Ministero della salute. 

Per l’autorizzazione viene valutata, con analisi chimiche, la qualità dell’acqua con la ricerca di molte sostanze. Nell’acqua non devono essere presenti sostanze derivanti da attività industriali che possano essere nocive per la salute. Sono vietate quindi, nell’acqua, la presenza di: 

  • Agenti tensioattivi 
  • Oli minerali-idrocarburi disciolti o emulsionati 
  • Benzene 
  • Idrocarburi policiclici aromatici 
  • Antiparassitari 
  • Policlorobifenili 
  • Altri composti organoalogenati  

 

Non devono essere presenti batteri, quindi l’acqua non può contenere Escherichia coli, streptococchi, stafilococchi, pseudomonas.  

Una volta autorizzata la sorgente, l’acqua può essere prelevata ed è captata dai punti di mungimento ed imbottigliata sul posto in bottiglie sigillate in plastica o vetro. Questa acqua non è trattata perché già alla sorgente è microbiologicamente pura: al suo interno non sono presenti batteri. Il trattamento si limita all’eventuale aggiunta di anidride carbonica:  

  • Le acque effervescenti naturali fuoriescono dalla sorgente già addizionate di anidride carbonica, che però si perde durante le fasi di captazione ed imbottigliamento ed è quindi riaggiunta in momento successivo 
  • Le acque addizionate di anidride carbonica, invece, fuoriescono dalla sorgente senza anidride carbonica, che è aggiunta quindi in un secondo momento. 

Le etichette 

Possiamo sapere tutto sulla composizione chimica dell’acqua perché le informazioni si trovano in etichetta e si basano su analisi approfondite svolte dalle università ed aggiornate ogni cinque anni. A queste analisi possono aggiungersi anche quelle, più frequenti, dei produttori. 

Per scegliere l’acqua, puoi considerare questi parametri: 

  • Residuo fisso a 180°C: indica il contenuto di sali minerali. È calcolato inserendo l’acqua in una sorta di stufa a 180°C. Una volta evaporata l’acqua, viene esaminato il fondo di sali minerali, che è espresso in mg/litro: a valori elevati di residuo fisso corrisponde una grande quantità di sali minerali nell’acqua. È meglio bere acqua con un residuo fisso alto o basso? Dipende dalle esigenze specifiche: per esempio, chi soffre di ritenzione idrica dovrebbe preferire acque povere di sodio. 
  • PH: è un parametro chimico che ci dà l’idea di quanto è acida l’acqua. L’acqua distillata ha PH 7 (neutro). I PH sotto al 7 sono considerati acidi (il limone ha circa 3 e l’aceto circa 4) e quelli sopra al 7 basici (per esempio la soda ha un PH di circa 9). L’acqua in bottiglia è generalmente neutra, ma possiamo trovare in commercio anche acque acidule con PH più basso. Il PH oscilla sempre tra 6.5 ed 8, ed è un valore normato per legge. 
  • Nitrati: sono anioni che provengono da processi di degradazione dei fertilizzanti azotati. Questo processo è inevitabile, ma sarebbe comunque preferibile che non fossero presenti nitrati nell’acqua in bottiglia perché sono indice di una contaminazione ambientale vicina. La legge stabilisce che il valore di nitrati deve essere inferiore ai 45 mg/litro. Perché l’acqua sia adatta ai lattanti, il valore deve essere inferiore ai 10 mg/litro.  

 

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